martedì 24 marzo 2015

Imprinting

Luogo della memoria

i luoghi del proprio imprinting, i luoghi in cui noi abbiamo preso coscienza del mondo e di noi nel mondo, e a cui sempre torniamo nella mente”
Prof. A.Saggio

Potrebbe non esser un compito semplice quello di ricordare il primo luogo della nostra memoria, per il quale abbiamo, in vero, provato un sentimento viscerale di conoscenza e appartenenza, ma nel mio caso non è stato così.
A sentire la parola imprinting (apprendimento per esposizione) la mente è volata al luogo in cui sono cresciuta, certamente potrebbe apparire una scelta banale, questo solo per chi della rupe conosce l'apparenza senza capire l'essenza e il legame profondo che si instaura fra la duplicità di Orvieto e chi l'ha vissuta e la vive.

Vederla da lontano quando di ritorno a casa ci si arrampica sui tornanti della strada che sale dalla pianura verso la rupe, è quasi un'ascensione onirica.
Orvieto è una spettacolare città di origine etrusca che si innalza su un’imponente rupe di tufo a dominio dell’ampia valle del fiume Paglia.

Sintesi del primo impatto è ACQUA, TERRA e CIELO.

Fin da piccola il primo paragone su cui si stagliavano pensieri più o meno banali venivano paragonati alla città, alla duplicità d'atteggiamento che vedeva la RUPE DENTRO e FUORI.

Dentro nel labirinto di grotte, pozzi, cisterne e gallerie; claustrofobici, soffocanti, opprimenti nei quali senti il peso della storia e della materia, perché qui più che in altre città a dominare è la MATERIA.
La materia porosa e permeabile del tufo, scattano i sensi del tatto e della vista perché niente è paragonabile alla roccia che diviene polvere e alle sue mille sfumature sotto l'effetto del sole e della pioggia.

Fuori è un delirio contenuto di onnipotenza, potere ed elevazione.
La natura sale, l'uomo sale, perché il cielo è a due passi.
Quando cammini guardi in aria poiché le MURA e SILENZIO ti PROTEGGONO.

Guardi fuori e guardi dentro, nella città e in te stesso, perché niente ti fa conoscere te stesso come il camminare nella città del tufo.
I vicoli stretti sussurrano, gli edifici, più medievali che moderni, ti abbracciano e ti cullano.

Il carattere della città è fuso con quello dei suoi abitanti, chiusa nella sua fortezza naturale in rispetto alla natura e alla divinità, alle molteplici divinità, perché niente è unico e indivisibile, ma tutto è formato da una miriade di elementi interconnessi, più internamente che esternamente.

Qui non si parla solo di materiale, ma di sentimento, di vita perché la rupe è sintesi dell'essere che non la sceglie, ma che gli appartiene, è rapporto con la natura e atteggiamento di elevazione, protezione ed esibizione.

Il luogo della memoria è la CITTA' e la sua ESSENZA; il colore della pietra, il rumore del vento che si incunicola nei vicoli stretti, l'odore di terra e la spugnosità del tutto.

Non c'è un solo luogo della memoria, ma una composizione di elementi che insieme generano una visione sfaccettata dello stesso essere.

Esternamente è un blocco compatto ed imponente, internamente si svincolano percorsi e luoghi con edifici affini alla materia della rupe stessa.

Gli elementi più rappresentativi spuntano come riferimenti visivi di ciò che è più importante, la commistione tra paesaggio naturale e quello antropico è una fusione di materico elemento dominante.




mercoledì 4 marzo 2015

Urban Voids






Lab. di progettazione architettonica III

Una «scuola in forma di città»,
fatta di edifici diversi come i
tipi edilizi della città storica,
in un tentativo di resuscitare la
fiducia dell’eclettismo
nell’ accoppiamento
appropriato tra tipo edilizio,
materiale, stile, e funzione
insediata, recuperando così
una dimensione simbolica
all’ architettura.
Léon Krier