Luogo
della memoria
“i
luoghi del proprio imprinting, i luoghi in cui noi abbiamo preso
coscienza del mondo e di noi nel mondo, e a cui sempre torniamo nella
mente”
Prof.
A.Saggio
Potrebbe
non esser un compito semplice quello di ricordare il primo luogo
della nostra memoria, per il quale abbiamo, in vero, provato un
sentimento viscerale di conoscenza
e appartenenza,
ma nel mio caso non è stato così.
A
sentire la parola imprinting
(apprendimento per esposizione) la
mente è volata al luogo in cui sono cresciuta, certamente potrebbe
apparire una scelta banale, questo solo per chi della rupe conosce
l'apparenza senza capire l'essenza e il legame profondo che si
instaura fra la duplicità di Orvieto e chi l'ha vissuta e
la vive.
Vederla
da lontano quando di ritorno a casa ci si arrampica sui tornanti
della strada che sale dalla pianura verso la rupe, è
quasi un'ascensione onirica.
Orvieto
è una spettacolare città di origine etrusca che si innalza su
un’imponente rupe di tufo a dominio dell’ampia valle del fiume
Paglia.
Sintesi
del primo impatto è ACQUA, TERRA e CIELO.
Fin
da piccola il primo paragone su cui si stagliavano pensieri più o
meno banali venivano paragonati alla città, alla duplicità
d'atteggiamento che vedeva la RUPE
DENTRO e FUORI.
Dentro
nel labirinto di grotte, pozzi, cisterne e gallerie; claustrofobici,
soffocanti, opprimenti
nei quali senti il peso della storia e della materia, perché qui più
che in altre città a dominare è la MATERIA.
La
materia porosa e permeabile del tufo, scattano
i sensi del tatto e della vista perché niente è paragonabile alla
roccia che diviene polvere e alle sue mille sfumature sotto l'effetto
del
sole e della
pioggia.
Fuori
è un delirio contenuto di onnipotenza, potere ed elevazione.
La
natura sale, l'uomo sale, perché il cielo è a due passi.
Quando
cammini guardi in aria poiché le MURA e SILENZIO ti PROTEGGONO.
Guardi
fuori e guardi dentro, nella città e in te stesso, perché niente ti
fa conoscere te stesso come il camminare nella città del tufo.
I
vicoli stretti sussurrano, gli edifici, più medievali che moderni,
ti abbracciano e ti cullano.
Il
carattere della città è fuso con quello dei suoi abitanti, chiusa
nella sua fortezza naturale in rispetto alla natura e alla divinità,
alle molteplici divinità, perché
niente è unico e indivisibile, ma tutto è formato da una miriade di
elementi interconnessi, più internamente che esternamente.
Qui
non si parla solo di materiale, ma di sentimento, di vita perché la
rupe è sintesi dell'essere che non
la
sceglie, ma
che gli appartiene,
è rapporto con la natura e atteggiamento di elevazione, protezione
ed esibizione.
Il
luogo della memoria è la CITTA' e la sua ESSENZA;
il colore della pietra, il rumore del vento che si incunicola nei
vicoli stretti, l'odore di terra e la spugnosità del tutto.
Non
c'è un solo luogo della memoria, ma una composizione di elementi che
insieme generano una visione sfaccettata dello stesso essere.
Esternamente
è un blocco compatto ed imponente, internamente si svincolano
percorsi e luoghi con edifici affini alla materia della rupe stessa.
Gli
elementi più rappresentativi spuntano come riferimenti visivi di ciò
che è più importante, la commistione tra paesaggio naturale e
quello antropico è una fusione di materico elemento dominante.